18/08/12

LA STORIA DI GIUSEPPE: LA TRASPOSIZIONE DEL TENDINE A BARCELLONA


Titty è la mamma di Giuseppe, un bimbo di 7 anni nato con piede torto bilaterale molto grave; alla nascita è stato curato a Roma senza successo per tre mesi da un sedicente grande esperto del metodo Ponseti, con gessi dolorosi e una tenotomia a cielo aperto in anestesia generale, che gli ha lasciato delle brutte cicatrici.
Dopo l'intervento il medico, ritenendo i piedi rigidi, fa eseguire ad un fisioterapista di sua fiducia delle terapie che provocano nel bambino di soli tre mesi dei dolori così intensi da fargli mordere la lingua a sangue, malgrado ancora non abbia denti. Dopo questa ennesima sofferenza, mamma Titty e nonno Matteo decidono di portare il piccolo direttamente dal dottor Ponseti negli USA.

I piedi, a dire del medico corretti e pronti per il tutore, si presentavano invece equini e informi...



Dopo soli 20 giorni di cure del dottor Ponseti, finalmente appaiono dei piedi "normali"...


Purtroppo gli errori fatti in Italia hanno provocato dei danni al bambino e non si riesce a recuperare al 100%. A due anni e mezzo Giuseppe ha una recidiva  (non si sa quanto dovuta all'errato avvio della cura), che Ponseti risolve con i gessi. Il problema però continua a ripresentarsi e a 7 anni appare proprio necessario l'intervento di trasposizione del tendine.

Titty porta il bambino anche a Barcellona per un consulto dalla dottoressa Ey, che le descrive una tecnica innovativa, meno invasiva, già applicata con successo su centinaia di bambini: invece del "bottone" sotto la pianta del piede, la dottoressa utilizza una placchetta di titanio; inoltre c'è il vantaggio di non applicare gessi lunghi per il mese previsto, bensì gessi a gambaletto che consentirebbero al bimbo di camminare. 

Dunque madre e nonno, pur avendo la massima fiducia nei medici italiani che oggi applicano correttamente il metodo Ponseti, si convincono della bontà della tecnica utilizzata dalla dottoressa Ey e decidono di far operare Giuseppe  da lei.

A maggio di quest'anno tornano a Barcellona e per prima cosa la dottoressa applica al bambino due gessi lunghi per predisporlo all'intervento; tre giorni dopo sono in sala operatoria.


Ecco Titty con Giuseppe in attesa dell'intervento...


Giuseppe si è addormentato con la mascherina tra le mie braccia e l'ultima cosa che ha visto e sentito ero io mentre gli raccontavo che l'odore strano che sentiva erano i Power Ranger che facevano le puzzette. Quando si è lasciato andare, la dottoressa Ey e gli altri medici mi hanno applaudito perché lo avevo fatto rilassare. Queste sono le "piccole" cose che per una mamma fanno una grande differenza.

Che serenità e che rabbia insieme per i traumi che invece ha dovuto sopportare e che ancora non riesce a rimuovere. A Roma, quando ha fatto la tenotomia, aveva solo tre mesi e non mi hanno neanche consentito di accompagnarlo all'ascensore. Quanto abbiamo da imparare in termini di sensibilità, o meglio quanto avrebbe da imparare qualche "blasonato" (non si sa da chi), medico italiano...
Del trasferimento si parlava da quando aveva 2 anni e mezzo ed era arrivato il momento di farlo, visto che la supinazione dinamica persisteva, anzi peggiorava. Sono contenta di essermi tolta questo peso, anche perché l'esperienza non è stata affatto traumatica come l'avevo immaginata, grazie alla Dottoressa Ey ed al fantastico ospedale in cui lavora. 

Purtroppo il calcagno varo, dovuto molto probabilmente, anche a detta del Prof. Ponseti un paio d'anni fa, agli errori fatti a Roma nei primi quattro mesi, non è correggibile. Speriamo che non gli procuri problemi in futuro, ma la dottoressa Ey ed il dottor D'Addetta mi hanno rassicurato in questo senso. Speriamo bene...


Ci racconta nonno Matteo:

Posso assicurarvi che Giuseppe non ha sofferto minimamente: hanno consentito alla madre di accompagnare il figlio fino in sala operatoria, opportunamente ricoperta di camici, finché non si è addormentato (ben altra esperienza rispetto all'intervento di tenotomia a Roma!!!); al risveglio aveva flebo che non gli hanno fatto sentire il benché minimo dolore.
Due giorni dopo è stato dimesso e il giorno successivo la dottoressa ha tolto i gessi lunghi, ha verificato le cicatrici (piccolissime e già rimarginate) e ha messo i gessi a gambaletto.
Siamo tornati a casa con un'unica considerazione: "avessimo saputo della semplicità dell'intervento, lo avremmo potuto fare già molto prima".

Titty e nonno Matteo fanno di tutto per distrarre il piccolo Giuseppe, che non manifesta alcun disagio...




Nonno Matteo vuole rassicurare i genitori che si trovino ad affrontare il problema con il proprio bambino...

Ho voluto raccontare  la nostra esperienza per trasferirvi la massima tranquillità, anche nel caso fosse necessario questo tipo di intervento: è semplice ed è facilmente gestibile.

Forza
Nonno Matteo



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