27/09/12

LA STORIA DI RICCARDO


Riccardo è stato curato con il metodo Ponseti dal dottor Lampasi.

Katerina è la mamma di Riccardo, un bimbo di 13 mesi nato con il piede sinistro torto e il destro metatarso varo, curato con il metodo Ponseti dal dottor Lampasi.

Ecco la sua storia...


È passato un anno da quando mio figlio ha messo il suo primo gessetto, e oggi più che mai sento il bisogno di condividere la nostra esperienza.
Diversi anni dopo la nascita della mia prima figlia, il desiderio di un’altra maternità non lasciava più spazio a ragionamenti o dubbi. Ma realizzare questo sogno è stato più difficile del previsto: quando dopo due aborti spontanei rimasi di nuovo incinta, ormai non credevo più di riuscire a portare a termine una gravidanza e la paura di poter subire un’altra perdita mi paralizzava. Solo verso la metà dell’attesa riuscii a gioire per l’arrivo del fratellino di Marta.
Presto però arrivò una doccia fredda: durante l’ecografia morfologica la dottoressa espresse il dubbio che almeno uno dei piedini di Riccardo fosse torto. Era la prima volta che sentivo il  termine “piede torto” e rimasi sconvolta. Siamo corsi dal ginecologo che mi seguiva per avere più informazioni e rassicurazioni, ma quello che ci disse non fu per niente confortante: ci ha fatto capire che il piede torto congenito rientrava nelle patologie relativamente facili da risolvere e comunque di solito non invalidanti, ma poteva far parte di una sindrome, quindi di un insieme di problemi ben più gravi. Ci mandò subito a fare un’ecografia di secondo livello da una sua collega esperta in materia. La diagnosi fu di piede torto bilaterale. Non sono stati riscontrati altri problemi, quindi abbiamo tirato un sospiro di sollievo.
Purtroppo la calma non durò a lungo, perché i medici, preoccupati per l’aspetto medico-legale della questione, si sono attivati per farci fare un’amniocentesi di urgenza in un noto centro di Bologna, specializzato in diagnosi prenatale. Il ginecologo si sentiva in obbligo di informarmi sulla possibilità di patologie correlate e sul mio “diritto di intervenire”. Sentire parlare in questi termini di mio figlio mi fece tanto male: tranquillizzai il dottore che non l’avrei citato in tribunale e rifiutai di sottopormi a questo esame. L’amniocentesi non solo non poteva escludere con certezza alcune patologie, ma avrebbe messo a rischio la gravidanza arrivata ormai oltre la metà. Si trattava del mio bambino, che amavo ancora prima di averlo e che avrei continuato ad amare in ogni caso. Ma la prospettiva di avere a che fare con dei problemi gravi mi spaventava molto, per cui godermi in pieno l’attesa era diventato ormai impossibile.
Fortunatamente le ecografie successive facevano ben sperare: la diagnosi del piede torto veniva confermata ma come un problema isolato, quindi – più tranquilli - ci siamo concentrati sulla ricerca di possibili soluzioni. Dalle nostre ricerche ci è apparso chiaro che la metodica Ponseti era quella giusta per noi: la meno invasiva e più efficace. Non rimaneva che aspettare l’arrivo di Riccardino per cominciare le cure.
Alla sua nascita abbiamo riconosciuto subito i piedini che abbiamo visto nelle ecografie: erano uguali! Entrambi girati verso l’interno, ma quello sinistro in modo più evidente. L’ortopedico dell’ospedale dove è nato Riccardo inizialmente non si voleva sbilanciare, ma alla fine ha espresso l’opinione che il problema fosse dovuto probabilmente alla posizione e ci ha fatto vedere le manipolazioni da fare.
Non ci ha convinti, quindi ci siamo rivolti ad un giovane medico di Bologna, il cui curriculum mostrava una buona preparazione in materia. Dopo un’accurata visita, il dottor Lampasi ha fatto la diagnosi di piede torto a sinistra e di metatarso varo a destra, e dopo pochi giorni ci ha programmato il calendario di cure che prevedeva una serie di ricoveri in Day Hospital e la tenotomia percutanea verso il terzo mese di età del bambino (per il piede sinistro).  Ha seguito personalmente Riccardo in tutte le fasi, con grande professionalità e premura.

Il gesso lungo per il piede torto e quello a stivaletto per il metatarso varo.

Visto che il piede rispondeva bene al trattamento, sono bastati pochi gessetti; poi ha messo gessi di mantenimento fino all'intervento, verso i tre mesi di vita del bambino. Ero in pensiero per l’anestesia, ma per fortuna tutto è andato bene. L’incisione è una questione di pochi minuti, poi serve un po’ di tempo per confezionare il gesso e in meno di un’ora è fatta! Dopo circa tre settimane abbiamo tolto il gesso e messo il tutore.
Adesso  Riccardo ha quasi tredici mesi, porta il tutore solo quando dorme (per circa dodici ore) e per il resto del tempo è libero di muoversi. E noi, vedendolo fare i suoi primi passettini con questi bellissimi piedini a papera, siamo felicissimi!
Non è difficile convivere con il piede torto congenito, ma solo se ben curato. Per questo è importante rivolgersi alla persona giusta e confrontarsi con altri genitori di bambini con lo stesso problema.


Per informazioni e consigli:

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